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{Tork}lucario-kun

[Scrittura]Dragons Revenge - La Fine Del Re

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Titolo: Dragons Revenge - La Fine del Re

Genere: Avventura/Fantasy

Autori: lucario98 & Lorypadu

Intro: Tork è un giovane drago del regno di Drakryìa.

Vive felicemente da anni con il suo padre adottivo, Iko.

Ma una minaccia incombe sul suo popolo e lui decide di fermarla.

Durante la sua impresa, Tork farà delle scoperte sconvolgenti sui suoi genitori.

Capitolo 1 - Tork

"Mamma, com'è il popolo dei draghi?" chiese la figlioletta alla madre.

"I draghi sono nostri alleati, vivono a nord, sulle montagne che solo loro possono raggiungere." rispose la donna mentre pettinava i capelli alla figlia.

"E come sono fatti?" chiese di nuovo la bambina.

"Sono alti, più forti di noi umani. Hanno le ali e camminano sulle zampe posteriori, più o meno come noi. Hanno il corpo ricoperto da una pelliccia corta e folta, che può essere di qualsiasi colore. Sono molto longevi, vivono fino a mille anni, ma non sono molto fertili e nascono pochi cuccioli." rispose la madre.

"Perchè non ne ho mai visto uno?"

"Perchè anche se siamo alleati loro preferiscono vivere sulle loro montagne. Nelle regioni a nord del nostro paese, quelle confinanti con il loro regno puoi trovare qualche drago mercante."

"Da grande voglio andare fino a li e conoscerne uno." disse la ragazzina.

"Certo, certo." rise la donna. "Ma quando sarai grande. Ora fila a giocare mentre preparo da mangiare."

---

Era una mattina di Settembre, stava piovendo ed era il turno di Iko, un drago dal pelo di un blu scuro come la notte, di fare la guardia. Era tutto tranquillo, quando ad un tratto sentì un rumore provenire dal portone. Scese immediatamente, spada in pugno, a controllare. Quello che vide era molto diverso da quello che si era aspettato: davanti al portone c'era un cucciolo appena nato, nero come la pece, con gli occhi azzurri che lo guardava. Era avvolto in un panno e stava lì ad inzupparsi. Iko si guardò intorno ma non vide nessuno, allora rinfoderò la spada e portò dentro quel cucciolo. Ormai il suo turno era finito e portò il piccolo dal comandante, con l'intenzione di chiedergli di poterlo allevare.

"Cosa ti salta in mente, Iko! Questa è una caserma, non c'è posto per i cuccioli. Sbarazzatene." gli disse il comandante.

"Ma, signore, sa bene che non c'è nessuno che lo vorrebbe. E' considerato disdicevole per una coppia adottare un cucciolo. Invece io signore sono solo, non avrò problemi. Se non mi permetterà di allevarlo in caserma la prego almeno di sollevarmi dai miei incarichi e lasciarmi andare." rispose il soldato.

Il comandante non poteva lasciare che Iko se ne andasse. Era un ottimo soldato e ce n'erano pochi come lui. "E va bene" capitolò. "Ma quando sarà abbastanza grande comincerà l'addestramento a soldato. Mi aspetto da te che tu continui a svolgere tutte le tue mansioni anche con lui."

"Grazie, signore. Svolgerò tutti i compiti assegnatimi e nel frattempo alleverò il cucciolo." disse Iko.

"Bene. Puoi andare."

"Signore." si congedò il soldato.

Mentre tornava al suo alloggio, Iko era felicissimo. Aveva salvato quel cucciolo da una morte certa e lo avrebbe allevato come un figlio. "Devo darti un nome." Disse al fagotto che aveva deposto sul letto. "Mmh, ti chiamerò Tork. Vuol dire guerriero nella nostra lingua. Sì, tu diventerai un grande guerriero." annuì soddisfatto.

In poco tempo Tork si fece conoscere da tutti. All'inizio non tutti approvarono la scelta di Iko ma dopo un po' finì che tutti amarono quel cucciolo nero.

Gli anni passarono e Tork cominciò il suo addestramento all'età di dodici anni. Fin da subito era chiaro che era portato a fare il soldato. Era più forte, più agile e più sveglio della maggior parte dei draghi della sua età. In tre anni finì l'addestramento. Sapeva usare tutte le armi ma prediligeva quelle a lungo raggio, come l'arco.

Nell'anno successivo partecipò a varie missioni in cui se la cavò egregiamente, finchè in una non venne ferito. La ferita era grave e per curarla dovettero ricorrere alla magia. Fu lì che Tork ne rimase impressionato. Aveva sempre saputo che esistesse e che molti la praticavano, anche in caserma c'era qualcuno che sapeva usarla per fare cose di poco conto, come accendere un fuoco, ma non aveva mai pensato alle miriadi di applicazioni per cui la poteva usare.

Durante i giorni di convalescenza decise che appena si fosse rimesso avrebbe iniziato l'addestramento a mago. E così fu.

Quando si riprese andò dal mago che l'aveva curato e gli chiese dove potesse imparare l'arte della magia. Il mago lo indirizzò all'accademia dei maghi e lo avvertì "Non tutti possono usare la magia. Prima di entrare ti esamineranno, e se sarai adatto, ti accetteranno."

Tork chiese una licenza a tempo indeterminato e partì per imparare l'arte mistica della magia.

Il giovane drago nero arrivò all'accademia e chiese di essere ammesso. Un mago, un drago molto vecchio dalla pelliccia grigio polvere, lo ricevette. "E così tu vorresti diventare un mago." disse a Tork.

"Sissignore." rispose lui.

"Riposo, soldato, riposo." ridacchiò il vecchio.

Tork si rilassò "Scusate signore, sono abituato alla vita da militare." disse con un sorriso.

"Non ti preoccupare, comprendo." rispose il vecchio, sempre con un sorriso. "Immagino saprai che la magia deve essere innata in te per essere ammesso."

"Sì, me lo accennò un mago che mi curò." rispose il giovane.

"Bene, meglio così. Quindi ora ti sottoporrò all'esame, se troverò in te quello che cerco sarai ammesso seduta stante." disse il drago grigio. "Siediti."

Tork si sedette. Il mago gli si mise davanti e chiuse gli occhi. Rimase immobile talmente a lungo che Tork si chiese se non si fosse addormentato. All'improvviso il mago aprì gli occhi.

"Bene." disse il vecchio, mentre si sedeva davanti al giovane. "Ho trovato quel che cercavo, la magia è innata in te e devo dire che da quello che ho sentito sei anche piuttosto portato ad essa. Benvenuto in Accademia." e allargò le braccia, in segno di benvenuto.

All'inizio Tork ebbe qualche difficoltà ad abituarsi alla vita in Accademia, così semplice e pacifica.

Era abituato alla sveglia all'alba mentre qui si dormiva fino alle otto, si stava ore sui libri, con insegnanti che spiegavano le varie forme di magia, come la levitazione, tutta un'altra cosa, rispetto alla vita in caserma.

A poco a poco però si abituò e scoprì che gli piaceva anche quello stile di vita. Lo affascinava leggere di questa arcana arte che è la magia, e ancor di più impararla.

Fin da subito si dimostrò un mago provetto. Gli insegnanti si complimentavano con lui, per i veloci progressi che faceva. Passò da un livello all'altro di apprendimento molto più velocemente degli altri allievi.

Esistevano cinque livelli in cui si classificavano i maghi in base alle loro capacità e conoscenze: Ichi, il primo livello, è il livello di base, comprende saper accendere un fuoco e cose di poco conto. La maggior parte della popolazione che sa usare la magia appartiene a questo livello; Ni, il secondo livello. Comprende la manipolazione degli elementi, come acqua, fuoco, terra e magie curative semplici; San, il terzo livello. Comprende la levitazione di oggetti abbastanza leggeri, semplici incanti offensivi e difensivi e magie curative semi-complesse; Shy, il quarto livello. Comprende la levitazione di oggetti pesanti, incanti di offesa e difesa complessi, la manipolazione dell'ambiente circostante, come provocare pioggia, tempeste, piccoli terremoti. Include anche incanti alle armi e magie curative complesse; Go, il quinto livello. Solamente i demoni, i sacerdoti e gli artefatti di natura magica appartengono a questo livello; Roku, il sesto livello. A esso appartengono le forze naturali. Nessuna creatura o oggetto può appartenere a questo livello.

Di solito per diventare un mago di livello Shy si impiegavano sette anni di studi, ma Tork ce ne mise appena quattro. Lasciò l'Accademia a vent'anni, subito dopo aver raggiunto il quarto livello.

Il giorno dopo aver lasciato l'Accademia partì per tornare alla caserma che aveva lasciato quattro anni prima.

Iko come al solito aveva il turno di mattina. Era la solita mattina noiosa. "Ma chi vuoi che ci attacchi" pensava. Ad un certo punto scorse qualcuno all'orizzonte. Aguzzò la vista, ma ancora non riconobbe chi fosse. Aveva allargato le ali e stava per prepararsi a spiccare il volo, quando riconobbe quella figura che avanzava nella luce dell'alba. "Tork..." mormorò. "Tork!" Urlò subito dopo. Si affacciò dalle mura al cortile interno della caserma, dove qualcuno si era affacciato quando aveva urlato. "Ragazzi, è tornato Tork!" disse, con un sorriso stampato sul volto.

Scese le scale che portavano al cortile e si precipitò ad andare ad aprire il portone al giovane. Quando lo aprì Tork era a un centinaio di metri da lui. Iko prese a correre, andandogli incontro. Quando lo raggiunse gli si gettò addosso, abbracciandolo, con tutta l'armatura. "Iko!" urlò Tork, cadendo sotto il peso del padre adottivo. Rimasero a terra per qualche secondo. "Ehm, ora potresti anche alzarti, mi stai schiacciando con quell'armatura." disse Tork, lasciando Iko.

"Ops, scusami." si scusò il drago blu, aiutando Tork ad alzarsi. "Mi sei mancato." Aggiunse poi, mettendogli una mano sulla spalla.

"Anche tu." gli disse il giovane. "Torniamo alla caserma, voglio rivedere anche gli altri."

I due tornarono insieme alla caserma, dove tutti accolsero con gioia il ritorno di Tork.

"Finalmente si torna alla vecchia vita." penso il giovane drago nero.

Ma tutto ciò non sarebbe durato a lungo...

Capitolo 2 - Uno Spiacevole Incontro

A Drakryìa, il vasto e millenario regno dei draghi, tutto scorreva seguendo il lento susseguirsi delle stagioni.

Anno dopo anno il legame fra Tork e Iko si era fatto sempre più forte e questo Tork lo sentiva molto chiaramente. Nulla turbava la vita pacifica dei draghi delle montagne finchè un giorno giunse nelle terre del regno di Drakryìa un giovane straniero dallo sguardo di ghiaccio.

Entrò in una locanda e chiese dove potesse trovare un posto per dormire e del cibo. Il proprietario della locanda, dall’altra parte del bancone non rispose, ma rimase ad osservarlo, come incredulo di non essere vittima di un illusione. Alcuni draghi che si trovavano lì vicino in quel momento dapprima adocchiarono lo sconosciuto con un certo stupore, non vedendo da molto tempo qualcuno che provenisse da oltre i confini del loro regno. Si chiedevano chi fosse quel tale quando uno di loro si disse con tono derisorio “Hey, tu! Dico a te straniero. Da dove vieni? Chi ti manda da noi?”.

Dopo un breve silenzio lo straniero rispose senza nemmeno voltarsi “Non mi manda nessuno”.

Attorno a lui alcuni draghi si stavano radunando, turbati dalla vista di quel ragazzo con i capelli neri raccolti in una lunga treccia, vestito di un abito bianco decorato da alcuni disegni blu scuro. Lo guardavano con sospetto, soprattutto alcuni che si erano accorti che possedeva una spada.

Si sentì un’altra voce “Cosa sei venuto a fare su queste montagne, umano?”.

Lo straniero non rispose, né si voltò. Se ne stava semplicemente in piedi davanti al bancone della locanda con la testa china, e il fatto che nessuno avesse ancora incrociato il suo sguardo da vicino turbava i presenti ancora più.

I draghi attorno a lui cominciarono a fare commenti sotto voce su quanto stava accadendo. Percepivano una strana sensazione; quella figura misteriosa davanti a loro li rendeva alquanto preoccupati.

Alcune voci si levarono dalla piccola folla di curiosi che si era già formata, con frasi come “Cosa cerchi nel nostro umile villaggio?”, “Perché non rispondi, umano? Ti hanno tagliato la lingua?”. Ma lo straniero sembrava non preoccuparsi di ciò che accadeva alle sue spalle.

Improvvisamente uno dei giovani draghi presenti, forse anche il più impulsivo, si avvicinò rapidamente verso lo straniero “Hey! Perché non mi guardi quando ti parlo? Non fare finta di niente umano!”.

Arrivò dietro lo sconosciuto e proprio nel momento in cui stava per mettergli una mano sulla spalla per strattonarlo, quello si voltò di scatto con il braccio sinistro teso, e un onda d’urto molto potente investì il drago, che volò contro la parete di legno della locanda, sfondandola per poi cadere a terra privo di sensi.

Tutti i presenti rimasero terrorizzati. Quale essere umano avrebbe potuto, con un solo gesto, scaraventare lontano un drago di 120 chili? Chi era quella misteriosa persona?

Per alcuni minuti non si mosse nessuno, poi qualcuno andò a chiamare le guardie reali, mentre altri aiutarono il povero drago ferito ad alzarsi. La folla cominciò a separarsi rapidamente; in molti preferirono tornare alle proprie case, temendo altre azioni violente dello sconosciuto.

“Chiamate le guardie reali! Chiamate le guardie!” gridavano i draghi.

Dopo pochi minuti accorsero le guardie reali, le quali portarono via il misterioso ragazzo per condurlo davanti al Re di Drakryìa per un udienza.

Lo sconosciuto non oppose resistenza, seguì le guardie con lo sguardo rivolto verso il basso senza tentare di fuggire e senza dire una parola. Lungo il tragitto tutti i draghi della zona vennero presto a conoscenza di ciò che era successo alla locanda, e un piccolo corteo di draghi seguì le guardie verso il palazzo del Re per assistere all’udienza.

Si sentivano alcune grida contro il misterioso ragazzo “Maledetto demonio!”, “Via dalle nostre terre, demonio!”.

Si aprirono i grandi portoni del palazzo del Re e lo straniero venne accompagnato dalle guardie reali lungo tutto il corridoio sotto gli occhi dei draghi, che ben presto avevano riempito il salone.

In mezzo alla folla c'erano anche Tork e Iko, che avendo saputo dell’incidente al villaggio in cui uno sconosciuto aveva attaccato un drago, erano accorsi al palazzo per assistere all'udienza del Re.

Lo straniero venne condotto fino a ridosso del trono, dove sedeva il grande Re dei draghi. Due guardie lo tenevano saldamente perché non potesse scappare.

“Qual è il tuo nome, straniero?” domandò il Re.

“Il mio nome è Haruhiko. Ma molti mi conoscono come il demone dagli occhi di ghiaccio.” rispose lo straniero, con la testa china.

“La tua magia è più forte di quella di un normale umano. Sei dunque un demone o cosa?” chiese il Re.

“Sono un demone” rispose Haruhiko.

“Mi hanno detto che hai ferito un nostro compagno, è così?”

“Quello stupido mi stava irritando…”

Ci fu una breve pausa, infine il Re sentenziò “Portatelo via. La sua punizione saranno 20 frustate. Dopo di ché portatelo lontano. Non voglio più rivederti nel nostro regno.”

Prima che le guardie potessero accompagnarlo fuori dal salone, sotto l'incredulo sguardo di tutti i presenti, Haruhiko si liberò dalla presa dei due soldati che lo tenevano, estrasse la spada e con un rapido movimento del braccio tagliò di netto la testa al Re, senza nemmeno dargli il tempo di accorgersi del pericolo.

Tutto accadde in pochi istanti. Il sangue tinse di rosso il trono. La testa del Re di Drakryìa ruzzolò per terra in un'enorme pozza di sangue.

Terrore e sgomento travolsero tutti i draghi che assistettero alla scena, impotenti. Il loro amato Re era stato decapitato da un demone di fronte ai loro occhi e nulla avevano potuto fare per evitare che ciò accadesse. Tutti rimasero immobili per alcuni minuti, guardie comprese.

Haruhiko avvicinò lentamente la lama, sporca del sangue della vittima, alla bocca e la leccò, in segno di trionfo. A quel punto le guardie reali gli corsero incontro, ma il demone, rinfoderata la spada, le superò tutte con un salto e fuggì dal palazzo attraverso il portone. Le guardie reali assieme a un gruppo di soldati, tra cui anche Tork, seguirono Haruhiko. Quest'ultimo si inoltrò tra gli alberi di un bosco accanto al palazzo reale ma i draghi armati non lo persero di vista nemmeno fra il fitto fogliame. Tork continuò a correre, inseguendo Haruhiko. I rami degli alberi lo intralciavano e lo frustavano.

Raggiunsero una radura, in fondo c'era Haruhiko. Appena Tork e i soldati al suo seguito gli si avvicinarono, dalla mano del demone partirono delle onde di energia che travolsero il giovane drago e i soldati. Tork fu lesto ad innalzare una barriera intorno a se, ma la sorte dei soldati fu diversa. Caddero tutti a terra, apparentemente senza vita.

"Maledetto!" urlò Tork, scagliando una freccia.

Haruhiko la schivò senza problemi. A questo punto il drago sguainò la spada e gli corse incontro.

Il demone estrasse a sua volta la spada, per parare la stoccata di Tork. I due si scambiarono pochi colpi, quando con una complessa mossa di Haruhiko disarmò il giovane drago. Il demone cominciò ad avanzare verso di lui, mentre il drago indietreggiava, finché la sua schiena non incontrò un albero.

"Non hai alcuna speranza." disse Haruhiko guardando Tork negli occhi con i suoi occhi di ghiaccio e con un leggero sorriso sul volto. Il giovane drago nero lo fissò a sua volta, quando all'improvviso sentì la spada del demone lacerargli la carne dell'addome. Haruhiko stava lentamente passandolo da parte a parte.

Tork abbassò la testa sul petto e vide la spada del nemico spuntargli dal ventre. Strabuzzò gli occhi e prese a respirare più freneticamente. Haruiko estrasse la spada dal nemico e se la rimise al fianco. "Addio, patetico drago.".

Tork si accasciò in ginocchio, premendosi le mani sullo stomaco. La vista cominciava ad annebbiarsi e a riempirsi di puntini rossi. L'aria stava cominciando a scarseggiare. Si stese su un fianco e cominciò a perdere conoscenza. Dei soldati spuntarono dal folto e lo chiamarono, ma lui non rispose. L'ultima cosa che vide era Iko che si chinava su di lui. Poi il buio lo avvolse.

Capitolo 3 - Un Doloroso Addio

Era una mattina triste, il lutto dei draghi per il loro re perduto era percepibile a leghe di distanza.

Un urlo straziato dal dolore squarciò il silenzio di quella mattina. Tork era semi-incosciente ma sentiva chiaramente il dolore che lo pervadeva in tutto il corpo. Riprese ad urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni, dimenandosi, mentre alcuni draghi cercavano di curarlo con la magia.

Tork sentiva confusamente delle voci parlare. "Ha perso molto sangue, la febbre si sta alzando e alcuni suoi organi interni sono danneggiati." diceva una voce.

"Non può morire. Dovete salvarlo." ne diceva un'altra, con una nota di disperazione nel tono.

"Stiamo facendo il possibile. Questi cinque maghi sono qui da quando l'avete portato e non hanno mai smesso di aiutarlo." rispose la prima voce. "E' difficile che ce la faccia." Aggiunse poi, a mezza voce.

Ma Tork non comprese il senso di quelle parole. In quel momento c'erano solamente lui e il dolore. Non sentiva neanche più il corpo, ma solamente un dolore assoluto. Continuò ad urlare, la mente offuscata dalla sofferenza e a dimenarsi, quando, ad un tratto, sentì qualcosa dalle parti di quello che doveva essere lo stomaco. Sentì piano piano di riacquistare le sensazioni del suo corpo. Sentì un vago senso di calore e di benessere all'addome, ma il dolore era ancora troppo forte per permettergli di godere di quella sensazione.

"Siamo riusciti a rimarginare gli organi interni, ma sta continuando a perdere sangue e noi siamo sfiniti." disse una terza voce. "Più di così ora non possiamo fare. Dobbiamo ricorrere ai metodi tradizionali." aggiunse una quarta.

"Procedete" disse la quarta voce.

"Fatto." disse la terza voce dopo un po'. "Abbiamo fermato l'emorragia, ma ha comunque perso molto sangue." aggiunse. "Ora dobbiamo lasciarlo riposare e confidare nella sua capacità di recupero."

Tork sentì a poco a poco il dolore scemare e si sentì svuotato. Finalmente non sentiva più nulla.

Si addormentò di li a poco.

Dopo qualche ora Tork riprese conoscenza. Aprì gli occhi, ma all'inizio non riuscì a distinguere quello che vedeva. Era solamente un ammasso di macchie sfocate.

Il giovane drago sbatté un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco. Riconobbe il tetto di una capanna, poi girò la testa e vide che di fianco a lui c'era Iko, che dormiva su una sedia, la testa china sul petto.

"Iko..." mormorò Tork. Si sentiva meglio, ma anche parlare gli costava fatica.

Iko non si mosse.

"Iko..." ripeté allora lui, un po' più forte.

Questa volta il drago blu si svegliò e si girò verso di lui. "Tork..." lo chiamò, con gli occhi lucidi. "Sei sveglio."

Iko si alzò dalla sedia e si avvicinò a Tork. Lo abbracciò "Avevo creduto che non ce l'avresti fatta" gli disse con le lacrime che gli scendevano sul viso. Si staccò quando il giovane emise un mugolio di dolore. "Oh, scusa, non volevo farti male." si scusò, mentre si asciugava le lacrime col dorso della mano.

"Non importa..." sorrise debolmente Tork. Poi un accesso di tosse gli mozzò il fiato. "Cosa è successo?" disse quando si fu ripreso. "Non ricordo nulla da quello che è accaduto nella radura." Un lampo di dolore gli attraversò il corpo e lui chiuse gli occhi, esausto.

"Riposa, ora. Ti racconterò tutto dopo." gli rispose il padre adottivo.

Tork annuì e scivolò lentamente in un sonno senza sogni.

Poco prima di svegliarsi, però, rivisse momento l'incontro con Haruhiko, da quando arrivò nella radura, a quando cadde a terra, privo di sensi.

Si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Guardò fuori dalla finestra e vide che era notte fonda. Girò la testa dall'altro lato e vide che Iko era ancora lì, accanto a lui.

In quel momento decise che avrebbe dato per sempre la caccia ad Haruhiko. Non gliela avrebbe fatta passare liscia. Lo avrebbe fatto per se stesso, per il popolo dei Draghi e soprattutto per Iko.

Era stato quel demone a far soffrire Iko, affondando la sua spada nella carne di Tork.

Sì, gliel'avrebbe fatta pagare.

Con questo pensiero Tork si riaddormentò. Questa volta non sognò nulla e quando si risvegliò un drago stava controllandogli la ferita. Iko era sempre lì, a vegliare su di lui.

"Ben svegliato." lo accolse il padre adottivo con un sorriso. "Come va?"

"Meglio di ieri, anche se faccio fatica a muovermi." rispose Tork.

"La ferita si sta rimarginando. A questo ritmo ti basterà una settimana per rimetterti in piedi. Hai una buona tempra, ma ci hai quasi lasciato la pelle." disse il drago che stava curandolo. "Bene, ora posso andare. Se avete bisogno, chiamatemi." aggiunse. Poi se ne andò, chiudendo dietro di se la porta della stanza.

"Cos'è successo dopo che sono svenuto?" chiese subito Tork a Iko.

"Siamo arrivati io e altri soldati. Ti abbiamo trovato a terra, in un lago di sangue." rispose il drago blu. "Quando ho visto la tua ferita credevo fossi morto," aggiunse poi, con la voce che gli tremava "ma respiravi ancora, quindi ti abbiamo portato qui, dove sei rimasto negli ultimi due giorni."

"Cos'è successo ai soldati che erano con me?" chiese ancora Tork.

"Due di loro sono morti, gli altri erano solamente feriti." rispose Iko.

"Iko..." chiamò Tork dopo qualche istante di riflessione.

"Dimmi."

"Io ho preso una decisione." disse il giovane. Il suo sguardo si fece serio e la sua voce grave. "Ho deciso di inseguire quel demone. Quel maledetto dovrà pagarla..."

Iko rimase spiazzato. Non si aspettava una cosa del genere. "Ma guarda come ti ha ridotto, non puoi riuscirci!" cercò di convincerlo.

"Ormai ho deciso. Non posso lasciare che fugga impunito, dopo che ha fatto soffrire noi tutti uccidendo il nostro Re." rispose Tork, guardando negli occhi il padre adottivo.

A Iko si inumidirono gli occhi. Non voleva lasciarlo andare, aveva troppa paura che non tornasse più. Ma sentiva che non poteva trattenerlo. Lo avrebbe fatto andare, sì, ma prima si sarebbe assicurato di fare tutto il possibile per proteggerlo.

"D'accordo, se è questo che vuoi." disse il drago blu. "Ora ho una commissione da sbrigare, ci vediamo questa sera." E uscì dalla stanza.

Tork rimase perplesso, ma alla fine si disse che Iko avesse solo bisogno di stare da solo.

I giorni passarono e Tork si rimise in fretta. Una settimana dopo poteva già camminare, anche se con molta fatica.

Due settimane dopo riusciva a camminare perfettamente, anche se ancora non riusciva a volare o a usare la spada.

Un mese dopo si era completamente rimesso, grazie alla magia dei draghi e alla sua capacità di recupero. Non rimase che una sottile cicatrice sul suo ventre, invisibile, perché ricoperta dalla pelliccia, a ricordo di quello spiacevole episodio.

Tork decise di partire il giorno dopo e informò Iko, che si dileguò subito dopo cena con la scusa di dover andare a prendere una cosa in città.

Il giorno dopo, Tork preparò le sue cose e si accinse a partire, quando all'improvviso Iko entrò nella sua camera con qualcosa in mano. Il giovane non capì subito di cosa si trattasse, poi Iko depose sul letto quello che aveva in mano. Era un'armatura.

L'armatura era formata da una corazza, che copriva il torso, ad eccezione delle ali, che erano libere di muoversi grazie a due buchi sulla corazza; due bracciali di ferro, che coprivano gli avambracci e due pezzi sagomati, che coprivano le cosce, ad eccezione della parte interna.

"Tork..." esordì Iko, ma non fece in tempo a finire la frase che Tork gli saltò addosso e lo abbracciò. Caddero entrambi, ridendo.

"Grazie." disse Tork, gli occhi lucidi.

"E di cosa. Se non ci fossi io a pensare a queste cose tu te ne andresti allo sbaraglio." rise Iko. "Questa è un'armatura forgiata con la magia, perciò è più resistente delle altre e devierà più colpi. Non dovrai temere le frecce, anche se dovrai stare attento ai fendenti di spada. E' più resistente, ma può comunque essere perforata da un colpo ben assestato. Inoltre," e qui alzò un dito "è circondata da una barriera che annullerà gli effetti di molti incantesimi offensivi, mentre ridurrà la potenza di quelli più complessi." Iko guardò Tork e si ricordò di quando lo aveva trovato cucciolo davanti al portone della caserma. Ricacciò indietro le lacrime e disse "Questo è il mio regalo per te per la tua battaglia. Spero ti sarà utile."

"Iko... Io non so che dire... Ti ringrazio, sono sicuro che mi sarà di grande aiuto." disse guardando l'armatura. "Ti voglio bene." aggiunse poi rivolgendosi al drago più anziano e abbracciandolo.

Le lacrime scesero lente dal viso di Iko. Quando si divisero si asciugò in fretta gli occhi.

Tork indossò l'armatura, facendosi aiutare da Iko; quando fu pronto il drago blu mise le mani sulle spalle del giovane. "Ora vai, prima che ti impedisca di partire." Sorrise.

"Questo non è un addio. Ci rivedremo presto." rispose Tork. Sorrise a sua volta.

Il drago nero si incamminò verso il luogo del primo incontro con Haruhiko. Giunto in quella radura si fermò, una leggera brezza gli arruffava il pelo.

Guardò l’albero dove era stato bloccato dal demone. Si potevano ancora notare alcuni segni di quella lotta che gli fu sfavorevole sulla corteccia. Portò una mano sul petto e sospirò, ripensando a quello che aveva passato. “Ti cercherò, dovunque tu sia. Ti troverò e mi vendicherò.” Pensò, e si mise in cammino.

Capitolo 4 - Un Pessimo Inizio

Sembrava non esserci alcuna traccia che potesse aiutare Tork a condurlo dal demone.

Da dove poteva cominciare le ricerche? Era poco probabile che fosse andato ad est, nel grande deserto. A nord non vi era alcun accampamento nel raggio di leghe oltre il regno di Drakryìa. A sud c'erano le creature anfibie. No, non poteva essere andato nemmeno a sud. Ciò che sembrò più plausibile a Tork era che Haruhiko fosse andato verso ovest, nella zona dove abitavano gli umani. Doveva quindi scendere le montagne per poter andare a ovest.

Spiegò le ali e rimase per qualche secondo immobile, ad aspettare la corrente più adatta. Quando fu il momento si diede una energica spinta con le zampe posteriori e spiccò il volo.

Trasportato dal vento, scese lentamente la parete di roccia. Planò fino a terra, appoggiandosi morbidamente al suolo bagnato di rugiada. Riprese a camminare verso ovest.

Ad un tratto udì delle voci che lo allertarono. Da quello che riusciva a percepire pareva che si trattasse di un gruppo di uomini a cavallo. Forse erano soldati. Forse briganti. Si guardò attorno non riuscendo a capire da dove giungessero quei rumori, sembravano provenire da varie direzioni. Si chinò e incordò svelto l'arco. I rumori si facevano sempre più vicini. Prese una freccia, si alzò e la incoccò, pronto a scagliarla. Eccoli, finalmente li vide. Dieci o forse venti uomini a cavallo, armati di spade, galoppavano nella sua direzione, seguiti da una grande nuvola di polvere innalzata dagli zoccoli degli animali. Abbassò l'arco e aspettò che si avvicinassero per capire meglio di chi si trattasse. Il gruppo di uomini vide il giovane drago nero e i cavalli si arrestarono a un comando di quello che molto probabilmente era il capo o il comandante.

“Chi sei, drago?” domandò quest’ultimo a Tork.

"Tork, dal regno di Drakryìa." rispose il drago. "Sono diretto nel vostro regno"

"Ma bene. Un giovane drago che si avventura fuori dai confini delle sue montagne. E sembra anche molto... ben fornito." disse il comandante adocchiando l'armatura di Tork, tra le risate degli altri cavalieri.

"Ti hanno detto che il mondo è pieno di pericoli?" continuò, mettendo mano all'elsa della spada.

"Maledizione, questa non ci voleva. E' evidente che non è gente... pacifica." pensò Tork. "Non posso ucciderli, sono troppi e non voglio inutili spargimenti di sangue, ma non posso neanche permettere che mi spolpino vivo, né che rallentino troppo le mie ricerche."

"Sì, ne sono al corrente." rispose calmo il giovane "Spero che voi non abbiate intenzione di mettervi contro di me." Aggiunse, mentre tendeva la corda dell’arco.

"Ohhh, il piccolo drago ha coraggio." disse il capo ai propri uomini, tra le risate di questi ultimi. "Quello che dici suona come una minaccia."

"Signore, credo che uno scontro tra noi sarebbe... increscioso. Non credete anche voi che sarebbe meglio se continuassimo ognuno per la propria strada?" rispose il drago nero nel tentativo di placare i propositi dei banditi.

"Hey, hey, hey, un momento. Non vedo per quale motivo dovrei lasciarti andare facendo finta di nulla. Credi che lo farei solamente perché me l'ha chiesto un piccolo drago che sfortunatamente si è trovato sulla nostra via?" disse il bandito con tono aggressivo. Sguainò la spada e la protese verso il muso di Tork. Il drago cominciò a preoccuparsi seriamente. La situazione stava volgendo a un risvolto negativo. Doveva fare qualcosa prima che la banda potesse attaccarlo. Poteva fuggire spiccando il volo, ma i banditi avevano degli archi.

Il capo della banda scese dal cavallo sghignazzando e si avvicinò lentamente al drago nero. Che fare? Poi ebbe l'idea. Sarebbe bastata una piccola magia, e l'intero gruppo di uomini sarebbe caduto in un breve, profondo sonno. In questo modo avrebbe avuto il tempo di proseguire, facendo perdere le sue tracce, e non ci sarebbero stati né feriti né morti. Si convinse che era la cosa migliore da fare.

Non ebbe il tempo di preparare il suo attacco che il bandito gli saltò addosso con la spada puntata. I due caddero a terra e iniziarono una lotta corpo a copro nella quale Tork cercava di togliere la spada dalla presa dell'uomo e nel frattempo di difendersi dalla lama. Nel frattempo anche gli altri banditi scesero da cavallo e sguainarono le loro armi per aiutare il loro capo. Per alcuni minuti il drago e l'uomo lottarono a terra dimenandosi nel tentativo di prevalere l'uno sull'altro. Infine Tork strinse con tutta la forza che aveva il polso del bandito, finché questo non emise uno schiocco secco, e l'uomo fu costretto a lasciar cadere a terra la spada con un grido di dolore.

Tork si rialzò in fretta e dovette presto difendersi dall'attacco degli altri banditi. Raccolse la spada caduta a terra e respinse alcuni colpi dei nemici. L'armatura regalatagli da Iko si stava rivelando molto utile nell'assorbire i colpi che riceveva ormai da tutte le direzioni. Si accorse che non poteva continuare così. Erano in troppi e lui era da solo. Non avrebbe resistito per molto. Proprio mentre pensava a ciò, uno dei banditi lo raggiunse alle spalle brandendo un grosso ramo. Tork venne colpito alla testa e si accasciò, perdendo i sensi.

Al suo risveglio si ritrovò disteso su un fianco, a terra, in una caverna, con ali, mani e piedi legati. Aveva un gran mal di testa. Attorno a lui c’erano i banditi che parlavano e ridevano. In quel momento non poteva usare alcuna magia, il dolore alla testa glielo impediva.

Dopo qualche istante si accorse che non indossava più la sua preziosa armatura. Ebbe un sussulto; vide alcuni banditi vicino a lui che la maneggiavano, commentandone la robustezza.

"Questa frutterà non poco" dicevano.

Dopo alcuni minuti gli si avvicinò il capo della banda. Aveva una fasciatura sul polso, probabilmente glielo aveva rotto durante il combattimento.

"Piccolo bastardo." Disse con una smorfia di rabbia in volto. Impugnò una spada e la mostrò al drago "Sporcherò questa spada del tuo schifoso sangue, maledetto drago!"

Tork non rispose, ma lo guardò con aria di sfida. Il capo dei banditi si abbassò per potergli parlare da più vicino. “Ma non prima di aver saputo ciò che voglio. È stata proprio una fortuna che ci sia capitato un drago fra le mani." tacque per alcuni secondi, poi continuò "Ci è giunta voce che sulle montagne del nord, nel territorio dei draghi, si trova un artefatto con proprietà magiche..." Tork rimase spiazzato da tali parole. Di che cosa stava parlando quell'uomo?

"Ho sentito dire che questo oggetto avrebbe la capacità di attribuire grandi poteri a chi lo possiede... e che è custodito dai draghi in un grande palazzo. Ebbene, che mi dici riguardo ciò, piccolo drago?" domandò il bandito con un sorriso maligno. Il drago nero non capiva. Non aveva mai sentito parlare di una cosa simile ed era certo che se ne fosse stato a conoscenza, Iko gliel'avrebbe sicuramente detto. Per quale motivo avrebbero dovuto tenergli nascosta una cosa di una tale importanza?

"Allora?" rincarò il bandito.

"Io... non… vi state sbagliando. Non esiste nulla di simile a Drakryìa. Non..." Rispose Tork, confuso.

"Oh oh oh, non esiste? Vuoi farmi credere che quello che ho sentito sono tutte balle? Credi che sia così stupido, piccolo bastardo?" E detto questo diede un calcio allo stomaco del drago, il quale emise un lamento, piegandosi in due.

"Avanti, piccolo drago. Credi che non sappia che già molti demoni sono partiti per raggiungere il palazzo dove si trova quell’oggetto?" Disse il bandito.

Tutto ciò non aveva alcun senso per Tork. Non riusciva a darsi una spiegazione per ciò che stava ascoltando. Eppure gli era difficile credere che fosse tutta un'invenzione. E se fosse stato veramente così? Se fosse esistito veramente il misterioso artefatto di cui parlava quell'uomo? Forse era proprio per quell'oggetto che quel demone, Haruhiko, era giunto nel loro Regno.

La risposta tardò ad arrivare e il drago ricevette un altro calcio, più doloroso del precedente, sempre allo stomaco.

"Non vuoi parlare, eh? T'hanno insegnato a non dire niente, vero?" Fece cenno ad alcuni dei suoi uomini di avvicinarsi "Fategli dire tutto quello che sa sul palazzo, avanti." Si alzò e si allontanò, lasciando agli altri banditi il compito di far parlare Tork.

Tre uomini lo sollevarono e lo portarono in altro punto della caverna dove si trovavano alcuni bastoni per terra. I banditi impugnarono i bastoni e cominciarono a percuotere il giovane drago nero ripetutamente su tutto il corpo. Tork si piegava dal dolore, ma rimase in silenzio, stringendo i denti. Ciò che provava in quel momento era terribile e avrebbe voluto che finisse il prima possibile. I banditi continuarono a picchiarlo. Sulla schiena, all'addome, alle braccia. Gli chiedevano cosa sapesse del palazzo, ma il drago non sapeva nulla, e anche se lo avesse saputo non lo avrebbe certo detto a loro. Quando ebbero finito, Tork era esausto, con le vesti a brandelli. Lo lasciarono lì, a terra, semi-incosciente.

Tork rimase solo per varie ore, nelle quali riacquistò, almeno in parte, i suoi poteri.

Era solo, in una grotta protetta da venti uomini armati, ridotto al limite della resistenza.

Nessuno sapeva che fosse in pericolo.

Nessuno sarebbe venuto a salvarlo.

Capitolo 5 - Ryuu

Dopo varie ore di solitudine, Tork riprese coscienza di se e tornò a pensare con lucidità. Sentì il corpo dolergli e la mente snebbiarsi. Il drago riprese anche possesso delle proprie facoltà magiche, anche se non completamente.

Il giovane era sorvegliato a vista da due uomini, ma questi non sapevano che lui poteva usare la magia. Stava per lanciare l'incantesimo per farli addormentare, quando sentì rumore di passi e riconobbe la voce del capo dei banditi.

Questi si parò davanti a lui "Allora? Hai deciso di dirci qualcosa, piccolo bastardo?" disse.

Tork rimase in silenzio.

"Bene, dopo avrai il piacere di fare conoscenza con altri miei due amici." Il capo assunse un espressione maligna "Vorrei avere il piacere di torturarti personalmente, ma purtroppo ho da fare." aggiunse, con un ghigno. Poi se ne andò, lasciando di nuovo Tork da solo con le due guardie.

"Devo fare in fretta" si disse il drago. "Dopo aver addormentato questi due lancerò lo stesso incantesimo anche sugli altri, recupererò l'armatura, le armi e me la squaglierò. In queste condizioni, però, dormiranno solamente per pochi minuti."

Prima di tutto, Tork sciolse con la magia i nodi che lo legavano, approfittando di una distrazione dei due banditi. Quando videro che il drago era libero estrassero le spade e gliele puntarono contro.

"Ma come..." iniziò uno, ma non ebbe il tempo di finire che crollò a terra, addormentato.

Non appena i due toccarono terra Tork tentò di mettersi in piedi, ma quando cercò di alzarsi un dolore al costato gli mozzò il fiato. "Maledizione! Anche questa, ora." Probabilmente aveva una o due costole incrinate. Nonostante ciò, Tork riuscì ad alzarsi, stringendo i denti e resistendo al dolore.

Si diresse verso l'ambiente principale, dove erano riuniti i banditi. Appena comparve, tutti si allarmarono e misero mano alle armi, ma non ebbero il tempo di estrarle che caddero tutti a terra, addormentati.

Prese l'armatura, indossò i bracciali e i copri-gamba, mentre portò l'armatura a mano, non potendo indossarla per via delle costole incrinate. Recuperò le armi e imboccò l'uscita della caverna. Si guardò attorno: la caverna era scavata su un promontorio che si affacciava su un'enorme foresta. Non aveva idea di dove si trovasse, e di volare non se ne parlava. Si addentrò nella foresta e girovagò per qualche minuto, poi sentì le urla dei banditi che si risvegliavano.

Era esausto, non avrebbe potuto continuare a camminare a lungo senza conoscere una direzione precisa. Doveva trovare un riparo. Scelse un albero frondoso e vi si arrampicò, con grande dolore e faticando molto. Si sistemò su un grosso ramo nel mezzo del fogliame. Mise la corazza tra l'incavo di due rami.

Il drago sentì il rumore dei passi dei banditi avvicinarsi e passare sotto di lui.

Non l'avevano trovato.

Passò tutta la notte su quell'albero, cercando di ignorare il dolore che però lo faceva svegliare spesso nel cuore del sonno.

Il mattino seguente decise di proseguire verso ovest. Se avesse raggiunto il luogo dove vivevano gli umani, forse loro l'avrebbero potuto aiutare. Ma non sapeva dove si trovasse. E continuare ad addentrarsi nel fitto fogliame senza conoscere la direzione giusta da seguire sarebbe stata una sciocca decisione.

Decise quindi di attendere ancora per cercare di riprendere un po’ di forze. Riposò tutto il pomeriggio e durante tutto il pomeriggio rifletté sulle parole del bandito. Ciò che aveva ascoltato lo aveva turbato profondamente. Non sapeva se crederci o meno. Mille pensieri differenti gli affollavano la mente. Tutta questa confusione nella sua testa scoppiò in una risata liberatoria. "No, nulla di tutto ciò può essere vero!" si disse.

La sera si sentì meglio e decise di riprendere il cammino, dove calava il sole. Guardò verso la grotta dove era stato tenuto prigioniero e percosso. I briganti non c'erano più.

Dovette comminare nonostante i dolori incessanti. Non riusciva a ignorare quell'agonia. Proseguiva a passo lento, per non forzare troppo gli arti che gli dolevano ancora. Piano piano la vista si offuscava e gli era sempre più difficile rimanere sveglio.

All'improvviso, dopo incessanti ore di viaggio, vide in lontananza alcune luci.

Che fosse un villaggio di uomini? Demoni? O forse altri banditi? Tork sperava con tutto il cuore che non si trattasse di questi ultimi poiché, mal ridotto com'era, non sarebbe riuscito a sopportare nemmeno un altro calcio. Ma ormai non poteva fermarsi e tornare indietro. Tutto ciò che poteva fare era proseguire e sperare che si trattasse di un villaggio di umani pacifici.

Finalmente, dopo vari minuti, fu abbastanza vicino per comprendere che si trattasse di una città di umani. Vide le mura. Si estendevano fino a dove arrivava la vista del drago. Davanti a lui si ergeva un grande cancello di ferro sorvegliato da due soldati armati di alabarde.

Era sfinito, non sarebbe stato in grado di muovere un altro passo. Cadde a terra privo di sensi, davanti le guardie, le quali chiamarono tre uomini che lo portarono dentro un piccola casa, al di là delle mura.

"Dove... dove mi trovo? Chi siete voi?" Chiese confuso il drago, riaprendo gli occhi. Una fitta di dolore lo percorse e lui strinse i denti.

"Sta’ tranquillo, ora sei al sicuro. Ti trovi a Arthan. Tre giorni fa ti hanno trovato svenuto di fronte all'ingresso della città." Gli rispose una figura sfocata. Sbatté più volte le palpebre, poi la vide. Era una ragazza. Il suo sorriso lo rasserenava. Aveva il volto di un rosa candido. I capelli mossi, castani, le scendevano fin sulle spalle. Gli occhi di quella ragazzina erano di colore verde chiaro. Ma ciò che più colpiva il drago era la delicatezza di quell'immagine. Non aveva mai pensato che un umana potesse essere così. I banditi erano stati i primi esseri umani che aveva mai visto in tutta la sua vita.

"Come ti senti?" Gli chiese la fanciulla.

"Mi fa ancora male ma... riesco a sopportare" Disse Tork, non riuscendo però a nascondere un espressione di sofferenza.

"Cerca di non sforzarti. Hai bisogno di riposare se vuoi rimetterti in sesto." Rispose la ragazza invitando il drago a rimanere disteso.

Tork la guardò per alcuni secondi. Gli occhi di quell'umana lo affascinavano. Poi, si ricordò della sua armatura e chiese preoccupato "La... la mia armatura... dov'è la mia armatura? La avevo con me quando sono..." "Non preoccuparti." Lo interruppe lei "Abbiamo appoggiato tutta la tua roba lì." Gli indicò con il braccio un angolo della stanza in cui c'era la sua corazza, la spada, l'arco e le frecce.

Tork si sentì sollevato. Aveva temuto di aver perso il prezioso regalo di Iko.

"Come ti chiami?" Domandò poco dopo la ragazzina, incuriosita.

"Io... mi chiamo Tork. Vengo dal regno di Drakryìa."

Gli occhi della ragazza si illuminarono di una strana luce.

"Qual è il tuo nome, invece?" Le chiese Tork.

"Mi chiamo Ryuu. Abito in una casetta qui vicino con mia madre." Gli rispose un pò timida la fanciulla.

“Come mai sei venuto fin qui dal luogo in cui vivi? E come ti sei procurato queste ferite?”

Tork sembrò un po’ sorpreso da quella domanda “Nella mia città, un giorno è arrivato un demone di nome Haruhiko. Questo demone ha fatto del male alla mia gente. Ha ucciso il nostro Re. E sono stato ferito gravemente anch’io nel tentativo di fermarlo.” La ragazza ascoltava con molta attenzione le parole del drago nero “Per questo motivo ho deciso di cercare quel demone e di vendicarmi. Ma, sfortunatamente, mentre discendevo le grandi montagne sono stato assalito da un gruppo di banditi. Erano in troppi e non ho potuto fare molto per evitare che mi catturassero. Sono stato condotto in una caverna dove mi hanno picchiato per cercare di ottenere delle informazioni che io non avevo…”

“Oh, è così dunque, che è andata. Mi dispiace.” Disse la ragazzina.

“...Sono riuscito a fuggire addormentando quei briganti e dopo di che…”

“Ma allora tu sai anche usare la magia!” Lo interruppe, entusiasta. Il volto della fanciulla si riempì di gioia.

“Sì, ho studiato quattro anni in un’accademia di una città del mio regno. Sono in grado di usare la magia Shy.” Rispose Tork, sorridendole.

"Sarà meglio che ora ti lasci riposare. Sarai sicuramente molto stanco e hai bisogno di recuperare le forze." Disse la ragazza "Tornerò più tardi per controllare le medicazioni."

Tork la ringraziò e rimase da solo nella stanza.

Quella ragazzina. Si preoccupava per lui, per la sua salute. E lui si fidava di lei. Il suo sguardo, il suo sorriso lo faceva sentire meglio. Era il suo primo contatto con un’umana ed era inevitabile che ne fosse rimasto affascinato.

Sospirò. Avrebbe voluto scambiare alcune parole con lei ma era troppo stanco. Chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.

Capitolo 6 - Il Legame

Ryuu entrò in punta di piedi nella camera di Tork. Era andata a controllare le fasciature, come aveva detto un paio d'ore prima al drago.

Sì avvicinò in silenzio al letto e scoprì il giovane. Il petto si alzava e si abbassava ritmicamente, a testimoniare il suo respiro regolare. Ogni tanto però il respiro era spezzato da una fitta di dolore, che la ragazza notò dal viso di Tork. Ryuu vide che le fasciature sul costato del drago erano macchiate di rosso. La ferita, che gli aveva incrinato due costole e ne aveva rotta una terza, si era riaperta.

La ragazza tolse delicatamente le fasciature dal corpo di Tork, si mise a sedere e prese l'unguento per tamponare la ferita. Mentre lo medicava, l'occhio le cadde sul resto delle ferite minori che aveva riportato. C'erano tagli e contusioni su tutto il corpo del drago. A quella vista quasi le venne da piangere.

Mentre carezzava la pelle del drago, tamponando la ferita, sentì il suo respiro sotto la sua mano, la possanza di quella creatura sotto il suo palmo.

Quando ebbe finito mise una fasciatura nuova. Controllò che Tork stesse ancora dormendo. Sì, dormiva profondamente.

A quel punto fece qualcosa che avrebbe voluto fare fin da quando era piccola, fin da quando la madre gli raccontava del popolo dei draghi.

Appoggiò l'orecchio sul petto del drago e chiuse gli occhi. Sentì il potente cuore scandire il ritmo della vita in quell'essere.

Si lasciò cullare da quel suono regolare e si addormentò, sognando di essere libera, di volare fin sopra le nuvole e lasciarsi cadere in picchiata, per poi riprendere quota all'ultimo istante, a un soffio da terra.

Poco dopo che Ryuu si fu addormentata, Tork si svegliò e la vide lì, addormentata, con la testa appoggiata sul suo petto. Quella ragazza gli ispirava una profonda tenerezza. Sorrise.

Prese una coperta dalla pila accanto al suo letto e coprì Ryuu, avendo premura di non svegliarla.

Si riaddormentò, sereno.

Ryuu si svegliò e si accorse di avere una coperta sulle spalle. "Deve avermela messa lui." pensò.

Si tolse la coperta di dosso e avvicinò il suo viso al muso di Tork. Sentì l'aria che entrava e usciva dal corpo del drago sul suo viso. Non seppe resistere e gli diede un bacio sulla punta del muso. Arrossì.

Uscì dalla camera, con il cuore che le batteva a mille.

Un giorno, assieme alla ragazzina, andò a far visita a Tork anche una donna.

"Sei tu allora il drago di cui mi parlava Ryuu." Disse sorridente.

Il sorriso di quella donna somigliava a quello della ragazza che si era presa il compito di accudirlo e curarlo.

"Sono Yumi, la madre di Ryuu" Aggiunse la donna.

Tork fu contento di quella visita. Anche quella persona gli dava l'impressione di essere di buon cuore.

"Sono lieto di conoscerla. Io sono Tork." Rispose il drago, tendendogli la mano.

La donna ricambiò la stretta "Oh è stato un piacere anche per me. è stata Ryuu ad insistere perché venissi." Confessò la donna. Ryuu sorrise.

"Mia figlia mi ha raccontato cosa hai passato. Spero che tu guarisca presto. In città si è sparsa la voce e ora tutti vogliono conoscere il drago nero." Disse Yumi ridendo. Anche Tork rise.

"Bene, ora dobbiamo lasciarti. Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiedi pure a Ryuu."

"Grazie mille di tutto, arrivederci." Disse Tork.

"Arrivederci, Tork." Rispose la donna. Ryuu e Yumi uscirono dalla stanza e Tork, ripensando a poco prima, sorrise.

Un mese dopo, Tork cominciava a riprendersi, soprattutto grazie alle attente cure della giovane Ryuu che tutti i giorni veniva a fargli visita. Non era ancora guarito del tutto ma era comunque in grado di stare in piedi da solo e camminare. Non restava più tutto il giorno sdraiato sul letto, ora andava in giro per la città, osservava i passanti, guardava le case, le strade. E tutti gli uomini e le donne che lo incontravano ne rimanevano incuriositi.

Una sera venne invitato ad un banchetto allestito dai cittadini di Arthan. Era la prima volta dopo tanto tempo che mangiava un pasto normale. C'era chi suonava, chi danzava, chi rideva, chi scherzava. Quell'atmosfera così calorosa fece in un certo senso sentire Tork a casa. Gli tornarono alla mente i banchetti che una volta all'anno venivano allestiti a Shangaar, il paese di Tork.

Quella notte Tork dormì serenamente, entusiasta del legame stretto con gli abitanti di Anthar e in particolare con Yumi e Ryuu.

Una mattina, come ormai di consueto, Tork si svegliò e fece una passeggiata per le vie della città. Ad un tratto vide, nella strada parallela a quella in cui si trovava lui, la giovane Ryuu. Stava tornando a casa con un cesto pieno di verdure.

La seguì con lo sguardo finché si accorse che la stava raggiungendo, a passo svelto, un ragazzo, più grande di lei. Il ragazzo la raggiunse e afferrò il braccio di Ryuu, costringendola a voltarsi. Il cesto di verdure cadde a terra. La ragazza si dibatteva e cercava di liberarsi, ma la presa del ragazzo era salda.

Tork sentì la rabbia montare e si avvicinò velocemente ai due. I due ragazzi non si accorsero dell'arrivo del drago, che li divise e si frappose tra loro. Tork si piazzo davanti al ragazzo, i pugni chiusi sui fianchi, con Ryuu dietro di lui "Cosa vuoi da lei?" disse.

Il ragazzo non si scompose affatto. "Non sono affari che ti riguardano, vattene." disse al drago. "Ora ti fai anche proteggere, sgualdrinella?"

"Non me ne andrò finché non porgerai le tue scuse a Ryuu e la lascerai in pace." replicò Tork.

"Non farmi ridere. Sto parlando con lei."

"Eppure mi pare di capire che lei non gradisca la tua presenza."

"Mi hai stancato" Disse il ragazzo tra i denti, sferrando un pugno allo stomaco del drago.

Tork non si mosse, si limitò a stare fermo.

"Tutto qui quello che sai fare?" Ridacchiò, senza scomporsi.

"No." Rispose con un ghigno.

Un secondo pugno colpì il drago, ma questa volta raggiunse le costole, ancora in via di guarigione.

Tork si ritrovò con il respiro mozzato dal dolore, piegato in due.

"Piccolo maledetto..." disse tra i denti, stringendosi il petto.

Il ragazzo rise "Ora non fai più lo spavaldo, eh?"

Tork allungò la mano verso il ragazzo, e quello si bloccò, paralizzato da una magia.

Il riso morì in gola al ragazzo, sostituito dalla paura.

Il drago si rialzò, dopo essersi ripreso un po'. "Non hai capito con chi hai a che fare" disse al ragazzo. "Ora credo sarai più disposto a scusarti, vero?" Il ragazzo annuì, terrorizzato. Tork lo lasciò andare e quello fece le sue scuse in fretta, poi corse via per le vie della città.

Il drago nero aiutò Ryuu a raccogliere le verdure cadute dal cesto, poi i due si guardarono per alcuni secondi.

"Perché l'hai fatto?" Chiese lei.

"Avrei forse dovuto lasciare che quel tale ti importunasse, standomene a guardare?"

La ragazza rise.

"Mi dispiace che ti abbia colpito per colpa mia, io..."

"Non ti preoccupare, non è grave." La rassicurò il drago nero.

"Sarà meglio che ti controlli la fasciatura." Disse Ryuu e i due raggiunsero la casa in cui alloggiava Tork.

La giovane ragazza alzò le bende e controllò le ferite. Per fortuna non aveva niente di rotto.

"Dov'è tuo padre?" Chiese il drago mentre lei terminava di controllargli la ferita.

La ragazza si bloccò. Alzò lo sguardo verso quello di Tork.

"Mio padre è partito con l'esercito molti anni fa. In quel periodo venivamo assaliti quasi ogni giorno dai demoni. Fu così che il Re decise di inviare i migliori soldati per fermare le tragedie e sconfiggerli. Quando l'esercitò li trovò, in poco tempo riuscì a ucciderne la gran parte. Mio padre purtroppo... non è più tornato a casa..." Gli occhi di Ryuu erano lucidi. Tork si sentì in colpa per avergli posto quella domanda.

"Oh, mi dispiace non pensavo che..."

"Non importa" Lo tranquillizzò con un sorriso "è successo molti anni fa. Da quando manca mio padre, è mia madre a occuparsi di me."

"Che mi dici invece della tua famiglia? Hai fratelli?" Chiese Ryuu.

Il drago nero sì mise seduto sul letto "Purtroppo i miei genitori, mi hanno abbandonato quando ero appena nato. Non so nulla di loro. Un soldato mi ha preso con sé e mi ha allevato come un padre. Devo tutto a lui. Mi ha cresciuto come un figlio, senza farmi mancare nulla. Mi ha insegnato l'arte della guerra e sono diventato anch'io un soldato del regno di Drakryìa" Spiegò Tork.

Passarono alcuni secondi nel silenzio. Tork fissava un punto nel vuoto. D'un tratto Ryuu abbracciò il drago e lo strinse forte a se. Tork rimase stupido dall'azione improvvisa della ragazzina.

Ryuu sentiva di poter contare su di lui. Lo sentiva come un amico vero.

Piano piano anche Tork si lasciò andare all'abbraccio.

Extra Chapter 6 A - Ryuu & Tork

Alcune settimane dopo, Ryuu tolse le fasciature a Tork. Il drago era ormai guarito completamente. Sulla sua pelle non vi erano più lividi né cicatrici. Le cure della ragazzina lo avevano aiutato moltissimo. Certo, se fosse stato a Drakryìa, sarebbe guarito molto prima, grazie all’aiuto della magia. Ma gli umani non erano in grado di adoperare magie curative molto potenti. Era stato l’amore con cui quella fanciulla lo aveva curato, ad essergli stato più utile. Ryuu aveva fatto tutto il possibile.

Sin da quando seppe dell’arrivo di un drago ferito e in pessime condizioni, chiese immediatamente di potersene occupare lei e la sua richiesta venne accettata, dal momento che la maggior parte dei cittadini di Arthan era diffidente e non avrebbe saputo bene come comportarsi di fronte a Tork.

Ma lei era sicura di ciò che faceva. Sapeva di avere delle responsabilità, ma questo non la spaventava, anzi, ne era contenta. Fu lei a trovare per Tork una casa abbandonata ma in buone condizioni dove farlo stare. Ogni giorno si recava da lui per controllare che tutto fosse apposto. Si era fatta dare bende e medicazioni dalla madre, la quale le chiedeva se avesse bisogno di un aiuto, ma Ryuu preferiva occuparsene da sola. In quei momenti si sentiva quasi gelosa, come se quel compito appartenesse solo a lei.

Tutti i giorni andava a far visita al drago nero. Per tre giorni dal suo arrivo non aprì gli occhi, non disse una parola. Ma il suo cuore pulsava e il suo corpo lottava per recuperare le forze.

Certe volte Tork aveva dei momenti in cui soffriva particolarmente. La febbre saliva, cominciava a sudare, muoveva il capo e si lamentava, provava un dolore più forte del normale. In quei casi Ryuu rimaneva con lui per ore, aspettando che stesse meglio. Si sedeva accanto al suo letto e gli inumidiva la fronte con un panno bagnato per abbassargli la temperatura. A vederlo soffrire a quel modo, la ragazza immaginava cosa stesse provando e non voleva andarsene finché Tork non avesse smesso di sudare e agitarsi.

Capitava anche che rimanesse per ore ad osservarlo, quasi a contemplarlo. Osservava il suo muso; il suo folto pelo nero, lucido e soffice, che amava accarezzare e sentire al tatto; le sue ali forti e capaci, una volta spiegate, di far spiccare il volo a quella stupenda creatura; osservava il petto muoversi regolarmente, eccetto alcuni spasmi di dolore che ne acceleravano la frequenza; e le braccia, possenti e muscolose. Ogni sfaccettatura di quell’essere straordinario lasciava a Ryuu un grande stupore.

Ryuu attendeva il momento in cui il drago avrebbe riaperto gli occhi e non vedeva l’ora di scambiarci alcune parole. Voleva sapere il suo nome, da dove veniva, quanti anni aveva e molto molto altro, anche se sapeva che quando avrebbe avuto l’opportunità di rivolgergli tutte queste domande, forse per timidezza non ci sarebbe riuscita. Ma nel suo cuore, quella fanciulla dagli occhi verde chiaro e dall’animo puro era consapevole che le sarebbe bastato che Tork aprisse i suoi, azzurri, perché potesse accendersi di gioia.

E quel momento finalmente arrivò.

Quando, tre giorni dopo essere svenuto di fronte all’ingresso della città di Arthan, Tork si svegliò, Ryuu era lì vicino a lui. Come altre volte se ne stava seduta accanto al letto quando Tork aprì gli occhi e la vide.

In quell’attimo la ragazzina fu felicissima. I suoi sforzi cominciavano a far effetto sulla salute del drago. Tork disse alcune parole e Ryuu ne fu molto contenta. In quel loro primo dialogo la ragazza riuscì a sapere il suo nome, da dove veniva e poco altro. Ma questo le bastava. Era entusiasta e, tornata a casa dopo averlo lasciato riposare, raccontò tutto alla madre. La convinse a fargli visita assieme a lei.

E così fu. Pochi giorni dopo anche la madre della ragazza, Yumi, conobbe il drago. Nonostante fosse preoccupata non poté che rimanervi incantata. Seppur ferito, quel drago nero le ispirava una grande forza e un grande coraggio.

Dopo diverse settimane Tork guarì completamente, non vi era più alcuna traccia sulla sua pelle delle ferite.

Ryuu aveva mostrato al drago la città, avevano camminato assieme lungo le strade di Arthan, scherzando e raccontandosi le loro storie. Ogni giorno che passava Ryuu si sentiva sempre meno timida nei confronti del drago.

Un pomeriggio, verso il calar del sole, mentre stavano passeggiando su un prato di Arthan, Tork le chiese “Ti andrebbe di vedere la città dall’alto?” La ragazza non capì subito, poi il drago le fece segno di salire sulla sua schiena.

“Tieniti forte” Le disse e, dandosi un’energica spinta verso l’alto, spiccarono il volo.

Ryuu cinse forte il collo di Tork, aveva paura di cadere. Presto capì che non doveva averne, alzò la testa e vide il cielo e le nuvole tinti di rosso dal sole morente.

Poi guardò in basso. Stavano sorvolando la città. Una visione incantevole si presentò davanti ai suoi occhi. Vide le strade che sembravano formare una rete; le case con i camini fumanti; i prati verdi e rigogliosi con la fontana e il pozzo; i campi coltivati; il castello dove risiedeva il re di Arthan e le sue guardie; le persone, così piccole e insignificanti dall'alto; e le mura, racchiudere la città come in una sorta di scrigno. Non aveva mai immaginato che la città potesse essere così grande.

Le sembrava di sognare. Quasi non riusciva a credere di volare sulla schiena di una drago e poter cavalcare le onde del vento.

Tork si lasciava guidare dalle correnti d'aria, sbattendo le ali di tanto in tanto per mantenere quota. Erano davvero in alto, forse nemmeno lui aveva mai volato così in alto.

Il vento agitava i capelli di Ryuu. Chiuse gli occhi per alcuni secondi lasciandosi andare a quelle mille sensazioni che la percorrevano. Il cuore le batteva come impazzito.

Il drago compì una virata e cambiò direzione. La ragazza aprì gli occhi “Dove andiamo?” Chiese sorpresa.

“Voglio mostrarti una cosa.” Le rispose lui sorridendo.

In mezz'ora raggiunsero e sorvolarono le montagne del nord - durante il tragitto Tork vide dove i banditi l'avevano catturato, rievocando brutti ricordi ai quali non era il momento di pensare, però.

Ryuu guardava in basso il paesaggio, quando si accorse che erano proprio sopra un’enorme città. Anzi, forse si trattava di molte città. Tutte molto grandi. C’erano moltissime case e strade.

“Questa…” Disse Tork “è Shangaar, la grande capitale del regno di Drakryìa.”

La ragazzina rimase letteralmente a bocca aperta. Stavano volando sopra Shangaar, sopra decine, centinaia, migliaia di draghi che pure apparivano così minuscoli.

È incredibile! È stupendo!” Si ripeteva. Era come nei sogni che aveva fatto per anni desiderando di volare sulla schiena di un drago. Non molto tempo prima, quando Tork stava ancora male, mai avrebbe immaginato che quello stesso drago di cui si stava prendendo cura le avrebbe fatto vivere un’emozione tale facendola volare assieme a lui. Guardò Tork. Era attento a mantenere la quota e a non farsi troppo trascinare dalle correnti d’aria. Ryuu sorrise. Gli occhi le brillavano di gioia. Una lacrima le percorse il viso. Se l'asciugò in fretta.

“Torniamo a casa.” Disse il drago. La ragazzina si tenne salda a lui e insieme tornarono ad Arthan.

Poco dopo Tork planò lentamente e si appoggiò al terreno. Erano proprio dove circa un paio d'ore prima il drago le aveva proposto di volare assieme a lui.

Ryuu saltò giù dalla schiena del drago nero. Non sapeva che parole usare per ringraziarlo. Si sentiva come se fosse appena uscita da una favola.

“Allora, ti è piaciuto il giro?” Chiese Tork sorridendo e avvicinandosi alla ragazza.

Ryuu, senza pensarci troppo, proprio come aveva fatto qualche settimana prima, quando il drago riposava davanti a lei, diede un bacio sul muso della creatura.

Fu in quel momento che cominciò a provare qualcosa di diverso per quel drago dalla pelliccia nera.

Sentì che gli voleva bene. Non come si vuole bene ad un amico, però, ma come si vuole bene ad un fratello. Non seppe perché, capì solamente che avrebbe voluto non separarsi più da lui.

---

Metto subito in chiaro una cosa: sono ben accette recensioni, consigli e/o critiche, ma fatte nel limite dell'educazione e del buonsenso. Inoltre, fatemi il piacere che se non vi piace il genere e volete commentare solamente per aumentare quel numero sotto il vostro avatar che sta a segnare i vostri messaggi, non fatelo.

In poche parole: non floodate, non insultate, comportatevi bene.

E' tutto, buona lettura ^^

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bello! se posso dare un consiglio aggiungi descrizioni dell'ambiente circostante, le sensazioni dei personaggi, i colori, gli odori, tutto ciò rende possibile l'immaginazione del testo, altrimenti è difficile immaginarsi come siano fatto personaggi e ambienti.

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  Il 31/07/2012 at 19:35, BlackIce dice:

bello! se posso dare un consiglio aggiungi descrizioni dell'ambiente circostante, le sensazioni dei personaggi, i colori, gli odori, tutto ciò rende possibile l'immaginazione del testo, altrimenti è difficile immaginarsi come siano fatto personaggi e ambienti.

I consigli son sempre ben accetti.

Questo comunque diciamo che è più un introduzione al personaggio. Però hai ragione, ora che ci penso le descrizioni non sono molto dettagliate e sono in genere poche. Vedrò di inserirne di più dettagliate, per facilitare l'immaginazione del lettore.

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Quando scrivo mi soffermo molto sulle descrizioni, mi piace molto inquadrare bene l'ambiente.

Si vede che è una cosa molto amatoriale e non trasuda capacità di scrittura eccelse, per cui ti do qualche consiglio: utilizza di tanto in tanto delle figure retoriche, come metafore e paragoni, per evidenziare descrizioni e stati d'animo. Soffermati molto sul lato emotivo dei personaggi nelle situazioni critiche, senza esagerare, ma aiuta molto a caratterizzarlo ulteriormente. Io prediligo l'ipotassi nella scrittura, ma quando il ritmo narrativo accelera consiglio l'utilizzo della paratassi per evidenziare la frenesia dell'azione.

E beh, per finire, il vocabolario, cercare parole anche desuete ma non troppo per creare un linguaggio evocativo e d'effetto.

Poi non mi soffermo sulla trama, che giudico rivista e banale, ma dopotutto uno scrive quello che vuole, se deve stare a scrivere per far contenti gli altri può anche farne a meno.

E per finire non so se è solo una bozza o un capitolo completo, ma gli istanti temporali sono proprio corti, dovresti approfondirli di più.

Spero prenderai questo post come critica costruttiva :)

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Cerca, sempre in questa sezione, "storie manga personali". Doveva raccogliere solo storie pensate per i manga, ma oramai raccoglie ogni tipo di racconti a puntate :asd:

Posta lì il primo episodio che te lo aggiungo alla lista.

Ora lo leggo e ti dico com'è, comunque :3

(e magari vai a leggerti il mio, lo so, sono uno spammone :asd:)

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  Il 31/07/2012 at 20:20, SnipperWorm dice:

Quando scrivo mi soffermo molto sulle descrizioni, mi piace molto inquadrare bene l'ambiente.

Si vede che è una cosa molto amatoriale e non trasuda capacità di scrittura eccelse, per cui ti do qualche consiglio: utilizza di tanto in tanto delle figure retoriche, come metafore e paragoni, per evidenziare descrizioni e stati d'animo. Soffermati molto sul lato emotivo dei personaggi nelle situazioni critiche, senza esagerare, ma aiuta molto a caratterizzarlo ulteriormente. Io prediligo l'ipotassi nella scrittura, ma quando il ritmo narrativo accelera consiglio l'utilizzo della paratassi per evidenziare la frenesia dell'azione.

E beh, per finire, il vocabolario, cercare parole anche desuete ma non troppo per creare un linguaggio evocativo e d'effetto.

Poi non mi soffermo sulla trama, che giudico rivista e banale, ma dopotutto uno scrive quello che vuole, se deve stare a scrivere per far contenti gli altri può anche farne a meno.

E per finire non so se è solo una bozza o un capitolo completo, ma gli istanti temporali sono proprio corti, dovresti approfondirli di più.

Spero prenderai questo post come critica costruttiva :)

Ti ringrazio per aver letto, e soprattutto per aver speso del tempo a rispondermi ^^

Voglio essere sincero: all'inizio devo ammettere che me la sono presa. Non so bene perchè, forse perchè l'ho presa più come un insulto che come una critica. Pensandoci poi mi sono dato dello stupido e l'ho presa per quello che era.

Allora, sì, non ho avuto studi in proposito, scrivo per il gusto di farlo.

La parte su ipotassi e paratassi non l'ho compresa, credo mi farò un giro su wikipedia, o sul libro di antologia.

Concordo con il fatto della trama, è una cosa soggettiva, e ognuno scrive ciò che vuole.

Il capitolo è completo, ma più che un capitolo è un'introduzione al personaggio.

  Il 31/07/2012 at 20:53, ciuccio2000 dice:

Cerca, sempre in questa sezione, "storie manga personali". Doveva raccogliere solo storie pensate per i manga, ma oramai raccoglie ogni tipo di racconti a puntate :asd:

Posta lì il primo episodio che te lo aggiungo alla lista.

Ora lo leggo e ti dico com'è, comunque :3

(e magari vai a leggerti il mio, lo so, sono uno spammone :asd:)

Lo posterò anche li.

  Il 01/08/2012 at 05:56, Howl dice:

Visto che ci siamo modifica il titolo del topic :asd:

Tornando OT,molto bella come cosa,l'unica pecca sono le descrizione dei luoghi un pò troppo semplici,ma vabbè,la trama poi è un pò la solita storia già vista e rivista ma non voglio dire nulla essendo il primo capitolo. Potrebbe anche cambiare è diventare interessante più avanti, Continua così!

Le descrizioni sono sempre state un mio problema. Forse non le faccio perchè mi immagino il luogo e le reputo inutili. Non mi immedesimo nel lettore.

Comunque ripeto che è più un'introduzione che un vero e proprio capitolo, probabilmente è per quello che la trama risulta noiosa. Posterò anche il secondo capitolo più tardi (Ora il bagno sta chiamando :asd:)

Vi ringrazio tutti per i commenti ^^

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  Il 01/08/2012 at 08:36, lucario98 dice:

Ti ringrazio per aver letto, e soprattutto per aver speso del tempo a rispondermi ^^

Voglio essere sincero: all'inizio devo ammettere che me la sono presa. Non so bene perchè, forse perchè l'ho presa più come un insulto che come una critica. Pensandoci poi mi sono dato dello stupido e l'ho presa per quello che era.

Allora, sì, non ho avuto studi in proposito, scrivo per il gusto di farlo.

La parte su ipotassi e paratassi non l'ho compresa, credo mi farò un giro su wikipedia, o sul libro di antologia.

Concordo con il fatto della trama, è una cosa soggettiva, e ognuno scrive ciò che vuole.

Il capitolo è completo, ma più che un capitolo è un'introduzione al personaggio.

Lo posterò anche li.

Le descrizioni sono sempre state un mio problema. Forse non le faccio perchè mi immagino il luogo e le reputo inutili. Non mi immedesimo nel lettore.

Comunque ripeto che è più un'introduzione che un vero e proprio capitolo, probabilmente è per quello che la trama risulta noiosa. Posterò anche il secondo capitolo più tardi (Ora il bagno sta chiamando :asd:)

Vi ringrazio tutti per i commenti ^^

letto anch'io.

la storia non te la tocco, visto che deve ancora evolversi :ahsisi: poi non so valutare molto bene, quindi non saprei cosa dirti se non il solito " le descrizioni! :asd: " e qualche ripetizione (ah, le ripetizionisono davvero fastidiose, da fixare).

comunque ottima storia, sicuramente scrivi meglio del 90% di questo forum ^^

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  Il 01/08/2012 at 08:51, ciuccio2000 dice:

letto anch'io.

la storia non te la tocco, visto che deve ancora evolversi :ahsisi: poi non so valutare molto bene, quindi non saprei cosa dirti se non il solito " le descrizioni! :asd: " e qualche ripetizione (ah, le ripetizionisono davvero fastidiose, da fixare).

comunque ottima storia, sicuramente scrivi meglio del 90% di questo forum ^^

Ripetizioni di parole o di situazioni?

Comunque ti ringrazio ^^ (Ora lo metto anche nell'altro topic)

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  Il 01/08/2012 at 08:58, lucario98 dice:

Ripetizioni di parole o di situazioni?

Comunque ti ringrazio ^^ (Ora lo metto anche nell'altro topic)

di parole. quando scrivo, mi tengo sempre accanto un dizionario dei sinonimi :asd:

comunque scusa se ti chiedo di postare la storia anche di la', e' per fare un po' di ordine (meglio raccogliere tutte le storie in un post, che aprirne uno per ognuna).

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  Il 01/08/2012 at 09:02, ciuccio2000 dice:

di parole. quando scrivo, mi tengo sempre accanto un dizionario dei sinonimi :asd:

comunque scusa se ti chiedo di postare la storia anche di la', e' per fare un po' di ordine (meglio raccogliere tutte le storie in un post, che aprirne uno per ognuna).

No, non preoccuparti. (Per far acquistare visibilità alla mia opera questo e altro \ò :asd:)

Io cerco di non ripetere usando pronomi et similia, ma a volte non riesco ad evitare. Mi scoccerei ogni volta a prendere il dizionario e cercare un sinonimo, anche perchè scrivo per divertimento, e così sarebbe solamente una noia (Almeno, io non mi divertirei lol).

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  Il 01/08/2012 at 09:06, lucario98 dice:

No, non preoccuparti. (Per far acquistare visibilità alla mia opera questo e altro \ò :asd:)

Io cerco di non ripetere usando pronomi et similia, ma a volte non riesco ad evitare. Mi scoccerei ogni volta a prendere il dizionario e cercare un sinonimo, anche perchè scrivo per divertimento, e così sarebbe solamente una noia (Almeno, io non mi divertirei lol).

infatti mi pare d'averloscritto, che evitare ripetizioni e' una palla mortale :asd:

comunque, come gia' detto, scrivi bene rispetto alla maggioranza.

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Con paratassi e ipotassi intendo la struttura sintattica delle frasi :sisi: L'ipotassi è l'uso di frasi subordinate fra di loro, mentre la paratassi è la coordinazione. Io prediligo la prima, perché la paratassi va usata solo in certe situazioni, fare un racconto fatto solamente di frasi corte e coordinate fra loro è una porcata :sisi: (Non è il tuo caso, però a mio avviso c'è ancora troppa paratassi).

Comunque ribadisco quello che ho detto sulla trama, alla fine uno scrive quello che si sente dentro, se no no ci sarebbe piacere nella scrittura. Io è da un po' che non scrivo più, una volta scrivevo qualcosa anche io, probabilmente sarei molto più appagato se riprendessi ora visto che ho fatto passi da gigante per quanto concerne quel campo, grazie anche a una cultura generale più solida. Devi sapere che il mio grande problema è che quando inizio un progetto raramente lo porto a termine perché mi stufo prima :asd: Il "racconto" che avevo iniziato, seppur tutto programmato nella mia mente, si è bloccato dopo solo 59 pagine di scrittura, e ristagna da anni (e non credo che lo riprenderò).

Per farti capire, io per ora faccio disegni e fumetti, e me ne frego del fatto che alla fine faccia solo del gran fantasy, fantasy un po' strampalato, ma sempre fantasy, e per esempio mia mamma mi riprende ogni tanto sostenendo che non faccio altro che fare le stesse cose da sempre. Ma se a me piace fare quelle cose, e mi sento appagato dentro con la loro realizzazione, che si fotta, non mi divertirei a fare cose per far piacere agli altri :asd: E' per questo che le commissioni mi piacciono pochissimo :sisi:

E soprattutto ti ringrazio alla fine per aver preso la mia critica per quello che era, mi scuso se forse sono sembrato un po' duro ma a me piace dire quello che penso senza mezzi termini :)

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  Il 01/08/2012 at 11:28, SnipperWorm dice:

Con paratassi e ipotassi intendo la struttura sintattica delle frasi :sisi: L'ipotassi è l'uso di frasi subordinate fra di loro, mentre la paratassi è la coordinazione. Io prediligo la prima, perché la paratassi va usata solo in certe situazioni, fare un racconto fatto solamente di frasi corte e coordinate fra loro è una porcata :sisi: (Non è il tuo caso, però a mio avviso c'è ancora troppa paratassi).

Comunque ribadisco quello che ho detto sulla trama, alla fine uno scrive quello che si sente dentro, se no no ci sarebbe piacere nella scrittura. Io è da un po' che non scrivo più, una volta scrivevo qualcosa anche io, probabilmente sarei molto più appagato se riprendessi ora visto che ho fatto passi da gigante per quanto concerne quel campo, grazie anche a una cultura generale più solida. Devi sapere che il mio grande problema è che quando inizio un progetto raramente lo porto a termine perché mi stufo prima :asd: Il "racconto" che avevo iniziato, seppur tutto programmato nella mia mente, si è bloccato dopo solo 59 pagine di scrittura, e ristagna da anni (e non credo che lo riprenderò).

Per farti capire, io per ora faccio disegni e fumetti, e me ne frego del fatto che alla fine faccia solo del gran fantasy, fantasy un po' strampalato, ma sempre fantasy, e per esempio mia mamma mi riprende ogni tanto sostenendo che non faccio altro che fare le stesse cose da sempre. Ma se a me piace fare quelle cose, e mi sento appagato dentro con la loro realizzazione, che si fotta, non mi divertirei a fare cose per far piacere agli altri :asd: E' per questo che le commissioni mi piacciono pochissimo :sisi:

E soprattutto ti ringrazio alla fine per aver preso la mia critica per quello che era, mi scuso se forse sono sembrato un po' duro ma a me piace dire quello che penso senza mezzi termini :)

Ah, ora capisco (Alla fine il giretto non l'ho fatto :asd:). Non so, scrivo a getto, rileggo, sì, ma non faccio caso a queste cose. Al massimo vedo se è scorrevole o meno e se ci sono ripetizioni, ma credo sia una cosa che si acquisisce con l'esperienza e/o lo studio, giusto?

Non posso non essere d'accordo con quello che riguarda il fatto che uno scrive ciò che sente (Ieri, ad esempio, ho preso un documento vuoto e ho scritto ciò che provavo mentre scrivevo, forse usando qualche figura retorica.).

Hai proprio ragione, se uno scrivesse per far contenti gli altri non avrebbe più senso. La scrittura è una forma di espressione, quindi deve essere personale.

Non sei l'unico ad avere quel problema. Io e Padu abbiamo iniziato decine di progetti, morti poi dopo poco tempo :asd: Questo però lo sento diverso, ne sono orgoglioso, e credo che non lo abbandonerò (Le ultime parole famose :asd:).

Mmh, sì, anche i miei mi dicono che faccio sempre le stesse cose, tipo "Stai sempre al pc" (Solo che non sanno che scrivo, grafico ecc. In pratica credono che sto sempre a giocare e/o chattare.).

Neanche a me piacciono molto le commissioni (Soprattutto quelle per soldi), anche se a volte faccio lavori per amici. Però se trovassi qualcuno che accetta commissioni aggratis per fare un disegno (Sì, lo sto chiedendo anche qui :asd:) ne usufruirei.

Non preoccuparti per quello, mi ha fatto piacere alla fine leggere e risponderti ^^

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  Il 01/08/2012 at 12:01, lucario98 dice:

E quale sarebbe il primo? :asd:

Io i draghi li amo :fiore:

Il primo è ciò che sono io:

Un lupo.

wolf-photo.jpg

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  Il 01/08/2012 at 12:12, SpazioTutorialita dice:

Il primo è ciò che sono io:

Un lupo.

wolf-photo.jpg

Sei un lupo? :rotfl:

No, sul serio. Il lupo è un bell'animale :ahsisi:

Però chiuderei qui l'offtopic, prima che chiudano il topic :asd:

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  Il 01/08/2012 at 12:22, lucario98 dice:

Sei un lupo? :rotfl:

No, sul serio. Il lupo è un bell'animale :ahsisi:

Però chiuderei qui l'offtopic, prima che chiudano il topic :asd:

*Lupo addestratore di umani e mangiatore di Pony :sisi: .

Comunque va bene.

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  Il 03/08/2012 at 08:27, lucario98 dice:

Uppino upposo? :asd:

Tu non continui la storia :sisi: .

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  Il 03/08/2012 at 20:18, SpazioTutorialita dice:

Tu non continui la storia :sisi: .

E chi l'ha detto lol

Il settimo capitolo è in lavorazione, mentre gli altri stanno subendo una ristrutturazione.

Comunque era per far leggere e magari chiedere qualche commento sulla storia :P

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  Il 04/08/2012 at 09:53, ciuccio2000 dice:

muoviti, voglio il 7. ORA!

Chiedi troppo :asd:

E' appena a metà sviluppo e quando sarà finito avrà bisogno di correzioni e revisioni. Dopo il settimo capitolo credo sospenderemo per un po' la scrittura di altri, per risistemare gli altri e renderli molto più piacevoli da leggere (In pratica passeranno da circa due pagine l'uno alle 5/6 ognuno :asd:).

Ho pronto un capitolo extra che pubblicheremo appena sarà ricontrollato.

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  Il 04/08/2012 at 09:53, ciuccio2000 dice:

muoviti, voglio il 7. ORA!

  Il 03/08/2012 at 20:18, SpazioTutorialita dice:

Tu non continui la storia :sisi: .

Non è proprio il settimo capitolo, però ho postato un capitolo extra.

Il settimo arriverà quando mi verrà un'idea su come continuarlo (Dopo, domani, dopodomani, chissà). Dopo il settimo ci dedicheremo completamente al "restauro" dei primi capitoli.

P.S. Il capitolo extra non è stato sottoposto al "restauro" quindi la qualità è la stessa degli altri capitoli. Il settimo dovrebbe essere leggermente migliore.

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